La città può essere una destinazione o semplicemente il punto di ritorno, ma è sicuramente una situazione in cui la MGX-21 si troverà con una certa frequenza. Al di là di facili (ed immeritate) ironie sulla destinazione d’uso di una moto del genere, è evidente che una moto tanto personale, innovativa ed esteticamente caratterizzata susciti nei possessori il desiderio di sfoggiarla sui palcoscenici giusti. E credeteci, chi l’ha pensata tutta nera, con il carbonio che brilla sotto le luci cittadine e le macchie rosse di teste e pinze sapeva benissimo cosa stava facendo perché l’effetto in notturna è davvero spettacolare.

Paradossalmente si tratta anche di uno degli ambienti più probanti per un mezzo come MGX-21, perché con masse, dimensioni e coppia tanto rilevanti non è affatto facile rendere guidabile una moto di questo tipo. E invece, se non si pretende ovviamente di sgattaiolare in giro come su uno scooter, la Flying Fortress se la cava alla grandissima. E’ vero, l’anteriore da ventun pollici non è di aiuto nelle svolte strette, e le inversioni di marcia possono risultare esercizio riservato ai solutori più che abili, ma ci si prende poi la rivincita sullo sconnesso, dove la ruotona digerisce imperturbabile le asperità dei disastrati asfalti cittadini.

La frizione non è morbidissima, ma è anche vero che con l’erogazione che si ritrova il Big Block si finisce per tenerla in mano davvero poco, anche perché il sistema elasto-cinematico compie la sua magia meglio quando il motore gira sopra il minimo. Peraltro, i tecnici Guzzi hanno azzeccato quell’alchemica combinazione di quote ciclistiche che, all’innesto della seconda o giù di lì, sembrano far sparire una quarantina di chili dalla massa complessiva.

Una massa che riappare, ma non potrebbe essere altrimenti, in frenata. Frangente in cui il pur prestante impianto Brembo con pinze radiali (scusate l’inciso, ma avete mai visto un dettaglio tecnico del genere su una moto di questo segmento?) deve tirare fuori tutti i muscoli di cui dispone per fermare il bisonte nero che state cavalcando.

E’ quasi paradossale: la Moto Guzzi MGX-21 è forse la moto più ricca di materiali compositi nelle sue sovrastrutture in un segmento in cui metallo e cromature la fanno da padroni. Allo stesso tempo, come potete ben immaginare, è quella su cui la definizione “moto di plastica” suona più stonata, perché potrete accusare la Bagger Guzzi di ogni genere di nefandezza, ma certo non di impersonalità o di massificazione.

Allo stesso tempo, la MGX-21 è una moto dall’estetica trasversale, perché fatta esclusione per i più acerrimi detrattori di qualunque cosa non abbia due corti semimanubri o le gomme tassellate, incontrerete solo appassionati curiosi ed ammirati. E’ una moto di rottura, e come le icone meglio riuscite degli ultimi 20 anni (non fateci fare i nomi, sapete di chi stiamo parlando) pensiamo che possa fare tendenza. Costa tanto? E’ vero, ma vale anche tanto. E se proprio non ce l’abbiamo fatta a convincervi del valore della sostanza della Flying Fortress, converrete con noi che l’originalità non ha prezzo.

Capitolo 2Autostrada, perché no?
Moto Guzzi MGX-21 - Regina della notte